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CAVALLINO

La terra dei devoti

...“Sotto un cielo di zaffiro, cullato dall'alito di tiepido aere, tra folti oliveti e sconfinate pianure, giace Caballino, elevato sopra umilissimo poggio e, scendendo bel bello in pianura, disegna, così alla grossa l'enorme contorno di una pera...” Così scriveva il duca S. Castromediano (1811-1895), patriota, archeologo e letterato, nella sua monografia storica su Cavallino (Le), tra il 1878 e il 1894.

 

Poco lontano dalle rovine dell'arcaico centro messapico si costituì un agglomerato di trulli e casupole nella campagna leccese, che sarebbe divenuto il villaggio di Caballinus, “pagus in agro lyciensi”. Il nucleo abitativo, con il passare dei secoli, attraversò le successive conquiste gotica, longobarda, bizantina, normanna, angioina, aragonese, seguendo i destini della terra del Salento, sino a divenire parte integrante della Contea di Lecce e poi feudo della famiglia Castromediano. Il centro andò via via ingrandendosi intorno al palazzo baronale-marchesale e alla Chiesa Madre, sino ad assumere l'assetto dell'odierno paese di Cavallino.

 

L'origine etimologica del nome Cavallino è assai incerta. Già al tempo del duca Castromediano le ipotesi erano diverse. Vi era chi faceva derivare il toponimo dall'etimo latino cabalus, da cui caballinus (diminutivo), supponendo che nella nostra zona vi fosse un distaccamento di cavalleria romana. Tale tesi, elementare e semplice, prevalse per lungo tempo, tanto che Emilio De Giorgi, cultore di storia patria cavallinese, incaricato di elaborare il gonfalone del paese, scelse di disegnarvi un cavallo bianco. Ma occorre ricordare che il cavallo dell'esercito, il destriero, era chiamato dai romani equus e non caballus, che era, invece, il cavallo da fatica. Per la contessa A. Ceva-Altemps, amica del duca Castromediano, il toponimo deriva invece dalla radice greca kàbas, che indica la polizia municipale, un corpo di vigilanti, per cui si presuppone l'esistenza di una “stazione daziaria” nei pressi del paese. Tale tesi fu adottata dal duca, che da allora pronunziò e scrisse sempre Caballino.

 

LA FESTA

 

La devozione dei cavallinesi per la Madonna del Monte si è mantenuta forte nel corso dei secoli, alimentata da un profondo amore della gente del luogo verso la tenera immagine del pastorello, simbolo della religiosità del paese. 


Il sabato precedente la prima domenica di Maggio inizia la festa: nel pomeriggio la statua della Madonna del Monte, custodita durante l'anno nella cappella del Palazzo Ducale dei Castromediano, viene prelevata, al termine di una solenne celebrazione eucaristica, dal cortile dell'antico maniero e intronizzata nella Chiesa Madre Maria Santissima Assunta. 
E' da qui che il mattino seguente l'intera popolazione di Cavallino, cui si aggiungono i fedeli provenienti dai paesi limitrofi, dopo il canto dell'antico e suggestivo “Inno a Maria Santissima del Monte” da parte dei ragazzi delle scuole del paese, accompagnati dai concerti bandistici, si muove in processione verso la Cappella della Madonna situata nel cimitero e distante alcuni chilometri dall'abitato. 


Il corteo è talmente lungo che, quando la sua “testa” è già arrivata a destinazione, i fedeli che lo seguono sono ancora in piazza. 
L'arrivo della statua della Vergine al cimitero è salutato da uno spettacolo di fuochi d'artificio, che si ripete al ritorno della processione, finita la celebrazione della messa solenne, e ancora dopo il rientro in chiesa, intorno alle ore 13,00. 


Tutto ciò secondo un'antica ed unica tradizione che impone lo scoppio dei fuochi pirotecnici e il lancio di palloni aerostatici durante la mattina. 
I concerti bandistici, le gare pirotecniche, le splendide luminarie sono poi la giusta cornice, per questo evento, a cui nessun cavallinese può mancare. 
E' questa, infatti, l'occasione per incontrarsi con coloro che, assenti da molto tempo dalla propria terra natia, vi fanno ritorno per la festa della Madonna del Monte.

 

Foto di Donato Nobile

La festa della Madonna del Monte

Cavallino: la città

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